La Medicina
Non so perché, ma ne sentivo la nostalgia: dopo le fatiche di Magritte, avevo veramente bisogno di ritornare a qualcosa di apparentemente più semplice anche se, nel complesso, meno lineare. Ed ecco così ritornare al buon Klimt, per la quarta volta. Questa volta, però, basta baci, Giuditte e Salomè celebri, ma una sua opera poco conosciuta che mi ha subito colpito non appena l’ho vista: la Medicina. Si tratta di un pannello che Klimt aveva realizzato per l’Università di Vienna tra il 1901 e il 1907, assieme a quelli rappresentanti la Filosofia e la Giurisprudenza: essi avevano un impianto molto provocatorio, zeppo di nudi e di cupe figure e, per questo, furono fortemente contestati, tanto da non essere mai posti in loco. Fecero una brutta fine, bruciati nel 1945 in un incendio del castello di Immendorf dove erano conservati. La figura centrale era quella della sacerdotessa Igenia, altera con la tunica rossa dai fregi d’oro che regge in un gesto ieratico il caduceo.
Inutile dire che per strada i commenti si sprecarono: dal classico «Mària, che impressiòn!» sussurrato dalle veneziane di una certa età che, a quanto pare, hanno tutte un animo assai impressionabile (ricordo, per i non veneziani, che Mària è semplicemente Maria pronunciato con l’accento sbagliato in tutte le esclamazioni popolari), alla mitica Cleopatra, a quello della mamma che, con aria saggia, spiegava al figlioletto che quella era una mummia egiziana. Bisogna dare atto, però, che più di uno aveva indovinato l’autore ed alcuni, udite udite!, anche il soggetto. Una gran bella consolazione, con i magri tempi che tirano per la cultura…
1458
Londra, National Gallery